L’interesse tradizionale per la camera oscura e per altri apparecchi contribuì a far accettare l’immagine fotografica e favorì sempre più la convinzione che soltanto una macchina avrebbe potuto diventare arbitra assoluta in questioni concernenti la verità visiva.

Gli artisti che usavano la camera oscura cosa avrebbero potuto desiderare di meglio che avere la sua immagine stabilmente fissata su un foglio di carta sempre a disposizione e studiarla a loro piacimento? Ecco perché la fotografia fu inventata da artisti, a vantaggio degli artisti, sfruttando le scoperte degli scienziati.

Assai prima della sua scoperta Daguerre aveva acquistato una fama notevole come pittore e inventore di straordinari effetti panoramici e, a partire dal 1816, come disegnatore di scenari teatrali per l’opera di Parigi. Nel 1823, all’incirca nello stesso tempo in cui inventava diorama, il più popolare di tutti gli spettacoli trompe l’oeil dell’inizio del 19º secolo, Daguerre cominciava a sperimentare il procedimento fotografico. Quasi certamente, per i grandissimi dipinti dioramici Daguerre si servì della camera oscura e, forse più tardi, di immagini fotografiche non fissate per ottenere contorni e sfumature della maggior naturalezza possibile. Se ciò è vero, Daguerre dovrebbe essere considerato il primo artista che usò la fotografia per i suoi dipinti, prima che la fotografia fosse realmente scoperta. Talbot, scopritore di un altro procedimento fotografico, era un artista dilettante che fin dai primi anni ’20 si servì della camera lucida e della camera oscura per completare i suoi disegni di paesaggi e gli oggetti naturali.  Nel 1822 Niepce riesce a fissare su vetro l’immagine e la la chiama eliografia. Niepce e suo figlio Isidore, quest’ultimo pittore e scultore, praticano la  nuova arte della litografia fin dal 1813. Data la difficoltà di reperire pietre calcaree di buona qualità dopo poco tempo le sostituiscono con lastre di peltro. Più tardi verso il 1816, costretto a svolgere il suo lavoro da solo Niepce, che ha scarsa abilità nel disegno, pensa di fissare fotograficamente un’immagine sulla lastra ed inciderla per la stampa. A differenza di Daguerre, egli era molto interessato a questo sistema di riproduzione. Dopo alcuni esperimenti infruttuosi con il cloruro di argento, usò un’altra sostanza sensibile alla luce, il bitume di Giudea: le parti non esposte si sciolgono mettendo a nudo il metallo che deve essere inciso. Niepce cercò di ottenere alcune prove con questo sistema usando come negativi incisioni che un trattamento d’olio o di cera aveva rese trasparenti.

Fra il il 1826 il 1827 riuscì a riprendere con una camera oscura il punto di vista di un cortile che richiede un’esposizione di circa otto ore. Quando Daguerre venne a saperlo ritenne opportuno mettersi in contatto con Niepce soprattutto perché i suoi esperimenti fotografici lo mettevano di fronte a numerose difficoltà. Dopo un fitto scambio epistolare di cauto approccio i due si accordarono per un contratto di associazione e firmarono i documenti necessari nel 1829. Ma Niepce muore nel 1833 lasciando al figlio il compito di continuare gli esperimenti con Daguerre. Il procedimento di Daguerre con lo iodio e con il mercurio era più facile da realizzare ed infatti presto riuscì a fissare l’immagine della camera oscura anche se non in modo duraturo.Nel 1837 usando il sale marino come fissativo fece la sua prima fotografia relativamente duratura: forse una natura morta con calchi di gesso. Progettò allora di vendere la sua invenzione aprendo una sottoscrizione

Niepce

per Fr. 400.000 o vendendola ad un amico acquirente per metà della somma. Quando si accorse che non sarebbe stato possibile trovare il numero sufficiente di sottoscrittori, verso la fine del 1838, cercò di attrarre gli acquirenti distribuendo un foglio stampato nel quale erano messi in rilievo diverse applicazioni del suo sistema compresa quella potenziale per la ritrattistica: si trattava tuttavia di un’ipotesi prematura dato I lunghi tempi di esposizione allora necessari.

È probabile che Daguerre fu dissuaso dal tentare di vendere la sua invenzione a interessi privati da Francois Arago, scienziato insigne e membro repubblicano della camera dei deputati . Arago aveva patrocinato i grandi vantaggi sociali che sarebbero derivati dalla produzione industriale , riteneva che la fotografia potesse essere altrettanto vantaggiosa per la società quanto la stampa. Animato da questo spirito riuscì a ottenere che il governo francese concedesse una pensione a Daguerre e Niepce e quindi rendesse, generosamente, l’invenzione della fotografia di proprietà pubblica.